Colori

Canzoni di tutti i colori


True colors | Cyndi Lauper
(True colors, 1986)
But I see your true colors
Shining through
I see your true colors
And that's why I love you
So don't be afraid to let them show
Your true colors
True colors are beautiful
Like a rainbow

Colours | Donovan
(Fairytale, 1965)
Con rispetto parlando, il coretto suona del tutto incongruo rispetto alla leggerezza della canzone: sem-brano le sorelle Bandiera. Nick Drake lo avrebbe capito esercitandosi tutta la vita sugli stessi suoni, ma senza coretto.

Forbidden colors | Ryuchi Sakamoto ft David Sylvian
(Merry Christmas Mr. Lawrence, 1983)
Nel 1983 Ryuchi Sakamoto – frequente collaboratore di Sylvian e viceversa – coprodusse e recitò nel film di Nagisa Oshima Merry Christmas Mr. Lawrence (Furyo, in Italia). Compose anche la colonna sonora, e chiese a Sylvian di scrivere il testo e cantare nella canzone che poi divenne molto più famosa del film. Sylvian ne mise una versione in fondo al suo Secrets of the beehive, che scomparve in alcune edizioni in cd. È anche il titolo di un romanzo di Yukio Mishima del 1953, per restare in giapponeserie.


A whiter shade of pale | Procol Harum
(Procol Harum, 1967)
Nessuno ha ancora capito cosa accidenti volesse dire (se lo chiedevano anche in The commitments, il film), ma fu l’emblema dell’Estate dell’Amore hippie e rimase una delle canzoni più famose e riprodotte della storia. C’è soul, rock e musica classica assieme (Bach è citato esplicitamente), senza indulgere in sinfonismi à la Queen. “We skip the light fandango...”.


Ivory boy | The Nits
(Wool, 2000)
Era in un disco uscito nel 2000 – Wool – il più bel disco mai pubblicato da una band olandese, per quel che ne so io. Qualche tempo fa a Utrecht c’è stata una convention internazionale di fans dei Nits, per festeggiare i trent’anni della band (avete letto bene: trent’anni, che nel frattempo sono diventati quaranta e durante i quali ci fu anche lo spazio per una canzone dedicata a Bobby Solo). Wool aveva qualcosa degli Steely Dan (o degli Aluminium Group, o viceversa): qualcuno la chiamò “musica da camera pop”.


Mellow yellow | Donovan
(Mellow yellow, 1967)
Roba di ragazze, anche giovani, con una annosa questione filologica sulla attribuzione all’ambito sessuale o a quello stupefacente dell’espressione “electrical banana”. Comunque, è la canzone-bollino di Donovan, sempre parlando di banane. Si racconta che nel coretto, in un angoletto, ci fosse pure Paul McCartney: ma la tesi è controversa. Di giallo in giallo, Donovan mise le mani nella composizione di “Yellow submarine”. Adesso “Mellow yellow” è usata come sigla da Linus e Nicola su Radio DeeJay.


Yellow | Coldplay
(Parachutes, 2000)
Le cronache raccontano che nel video, a camminare sulla spiaggia avrebbero dovuto essere tutti e quattro e non solo Chris Martin. Ma gli altri tre dovettero andare al funerale della madre di Will Champion, il batterista. La domanda sorge spontanea: Chris Martin fu un po’ stronzo?

Big yellow taxi | Counting Crows ft Vanessa Carlton
(Hard candy, 2002)
Vecchia fantastica canzone di Joni Mitchell, usata persino da Janet Jackson in un raro momento di illuminazione. Reincisa con la voce di Vanessa Carlton, andò molto forte anche tra il pubblico più giovane della media dei fans dei Counting Crows.

Big yellow taxi | Joni Mitchell
(Ladies of the canyon, 1970)
La più famosa canzone di Joni Mitchell per chi non conosce Joni Mitchell. Grazie al campionamento di Janet Jackson nella sua notevole “Got ‘til it’s gone” e alla cover dei Counting Crows. Il taxi lo vide dalla finestra di un albergo alle Hawaii, e capì che “va sempre a finire che non sai quello che possiedi fino a che non lo hai perso: hanno asfaltato il paradiso e ci hanno messo un parcheggio”.

Yellow submarine | The Beatles
(Revolver, 1966)

Goodbye yellow brick road | Elton John
(Goodbye yellow brick road, 1973)
La strada dei mattoni gialli viene dal Mago di Oz. L’idea di Elton che molla tutto e torna dal vecchio gufo nel bosco, fa un po’ ridere: chissà il gufo, quando se lo vede comparire davanti.


Oro | Mango
(singolo, 1984)
Nel 1984 Mango presenta alla Fonit un provino che piace molto a Mara Maionchi. La musica, un downtempo dall'arrangiamento elettropop, ispirò Mogol, che decise di riscriverne il testo, credendo nelle potenzialità del pezzo.


Azzurro | Adriano Celentano
(Azzurro, 1968)
Bisognerebbe fare un’analisi della prevalenza dei toni del blu nella poetica della musica italiana, da “Volare” a “Celeste nostalgia” a “I’m blue, dabadì dabadà” (sì, il rischio sono quelle playlist sceme che pubblicano le riviste, tipo “canzoni scritte da uno che si chiama Paolo” ... oddio, ma è proprio quello che faccio qui!).
“Azzurro” l’aveva scritta Paolo Conte: stravendette, divenne un classico, e Conte si risolse a cantarla in concerto un quarto di secolo dopo.


Nel blu dipinto di blu | Domenico Modugno
(1958)
"Nel blu dipinto di blu" fu scritta da Franco Migliacci e Domenico Modugno, che con questa canzone vinse il Festival di Sanremo del 1958 in coppia con Dorelli. Da lì ottenne un successo planetario, fino a diventare una delle canzoni italiane più famose nel mondo. La parola che apre il ritornello, "Volare", divenuta identificativa della canzone, è stata depositata alla SIAE come titolo alternativo della canzone.
Modugno raccontava che l'idea del ritornello "Volare, oh oh" gli era venuta una mattina osservando il cielo azzurro dalla finestra della sua casa a Roma, mentre Migliacci affermava che l'idea era venuta a lui, osservando il quadro Le coq rouge dans la nuit di Marc Chagall. Musicalmente, la canzone rappresentò il punto di rottura della musica italiana tradizionale e l'inizio di una nuova era, recependo il nuovo stile portato dagli "urlatori" e mediandolo con un'esecuzione che risente delle influenze swing di importazione statunitense.

Blue | The Jayhawks
(Tomorrow the green grass, 1995)
La cosa migliore di Louris e Olson non sono tanto le canzoni che scrivevano assieme, o come le suonavano assieme: è come le cantano, assieme, con le due voci appiccicate una sopra all’altra: “Ho sempre pensato di essere qualcuno: viene fuori che mi sbagliavo”. Gran canzonetta, che mette allegri, malgrado lui sia un po’ abbattuto, “sobluuuuue!”.


Purple rain | Prince
(Purple rain, 1984)
Introduzione chitarresca leggendaria, voce nel megafono, la power-ballad definitiva, versione Prince: tutti con gli accendini e lui e la chitarra che imbizzarriscono un finale spettacoloso, buono per chiudere baracca e mandare tutti a casa.


English rose | The Jam
(All mod cons, 1978)
Ballata sentimentale piuttosto anomala nel repertorio Jam, ispirata dal tour americano e dalla lontananza dalla terra natìa e dalla fidanzata. Le parole sono così banali che finiscono per suonare del tutto sincere, e rivelatrici del legame della band con l’isola da cui proveniva.


La vie en rose | Grace Jones
(Portfolio, 1977)
“La vie en rose” è per i francesi quello che per gli italiani è "Nel blu dipinto di blu”, e uno può ragionarci a lungo, soprattutto sull’alternativa cromatica. Fu incisa nel 1946 da Edith Piaf, che ne aveva scritto il testo: la musica è di Louis Guglielmi. Farla cantare a Grace Jones fu una scelta piuttosto fuori moda – invenzione geniale del produttore Tom Moulton, considerato l’inventore del remix e dell’EP - ma funzionò alla grande, grazie al lezioso arrangiamento ballabile, ma ballabile piano. Si raccomanda la versione lunga.


Rosso | Niccolò Fabi
(Il giardiniere, 1997)
Rosso, è un vestito rosso oggi quello che indossi per il mio funerale

Rosso relativo | Tiziano Ferro
(Rosso relativo, 2001)
Il tuo è un rosso relativo

Little red Corvette | Prince
(1999, 1983)
Non che le allusioni sessuali – a parole e gesti – siano mai mancate nel repertorio di Prince, ma in questo caso la metafora automobilistica lo protesse dai censori disattenti. Il pezzo scalò le classifiche in una riedizione successiva assieme a “1999”. Anni dopo la Chevrolet pubblicò dei manifesti che ritraevano una Corvette rossa del ’63 e lo slogan “Nessuno scrive canzoni sulle Volvo”.

Red red wine | UB40
(Labour of love, 1983)
Una vecchia canzone di Neil Diamond, sul bere per dimenticare, che l’arrangiamento UB40 rende ancora più dondolante ed etilica (una versione reggae esisteva già, per voce del giamaicano Tony Tribe). Lo stesso Diamond, nelle esecuzioni dal vivo, si convertì al loro ritmo: ma raccontò come lui la intendesse meno allegra e più malinconica, la sbronza.


Crimson and clover | Tommy James & The Shondells
(Crimson and clover, 1968)
Ne esiste anche una versione in italiano, con un testo scritto dal solito Mogol, del cantante libanese Patrick Samson, con il titolo "Soli si muore".


Profondo rosso | Goblin
(Profondo rosso, 1975)
Il più famoso brano del gruppo musicale di rock progressivo italiano Goblin, parte della colonna sonora del film omonimo di Dario Argento.


Tangerine | Led Zeppelin
(III, 1970)
“Tangerine” risaliva ai tempi in cui Jimmy Page stava con gli Yardbirds, la band a cui appartennero anche Jeff Beck ed Eric Clapton, e da cui poi nacquero i Led Zeppelin.


Back in black | AC/DC
(Back in black, 1980)
Il titolo spiega il ritorno degli AC/DC dopo la morte del cantante Bon Scott: aveva 33 anni e fu trovato morto in una macchina per “intossicazione da alcolici” dopo una notte di eccessi. Quanto alla canzone, ricorda molto “Highway to hell”: attacco sensazionale anche qui, e il resto vien da sé. Negli Stati Uniti Back in black è il quarto album più venduto della storia.

Nero | Gazzelle
(singolo, 2017)
Nemmeno è tutto nero

Black | Pearl Jam
(Ten, 1991)
La canzone più amata del primo disco dei Pearl Jam, malgrado la band non abbia voluto farne un singolo sostenendo che ne sarebbe stata rovinata.
I know someday you’ll have a beautiful life, I know you’ll be a star in somebody else’s sky, but why, why, why can’t it be, oh, can’t it be mine?
E insomma, salvo il cantare assai più tormentato e tenebroso, è ancora lo stesso guaio di Baglioni in “E tu come stai?”.


Ebony and ivory | Paul McCartney ft Stevie Wonder
(Tug of war, 1982)
Celebre duetto musicale di Paul McCartney e Stevie Wonder. Potrebbe sembrare che il brano parli dell'ebano e dell'avorio, i colori dei tasti del pianoforte, ma i più perspicaci di voi hanno compreso che sottintende l'armonia fra bianchi e neri Come disse qualcuno"black notes, white notes, and you need to play the two to make harmony folks!"

Black and white unite | Belle and Sebastian
(Storytelling, 2002)
Nel 2000 Belle and Sebastian accettarono di scrivere le canzoni per un film di Todd Solondz, Storytelling. Il film ebbe vicende complicate, e anche i rapporti con la band furono faticosi. Alla fine, della loro musica fu usato solo qualche minuto. “Black and white unite”, lo scrive qualcuno su un muro, nella canzone.


Black and blue | Counting Crows
(Hard candy, 2002)
C’è quel momento, quando dice “to fall down on your knees” che può essere meravigliosamente commovente o meravigliosamente tragico, a seconda se capite subito le parole o no.


Colorblind | Counting Crows
(This desert life, 1999)
Una canzone bella ma tristissima. Divenne celebre perché fu la colonna sonora del funerale del padre di Dawson in Dawson’s Creek. Già, quello che morì perché si era rovesciato addosso un gelato mentre guidava. Colorblind significa 'daltonico.

Blinded by the light | Manfred+Mann's Earth Band
(The roaring silence, 1976)
"Blinded by the light" è il singolo del debutto di Bruce Springsteen, nel 1973 e non ebbe particolare successo. Nel 1976 il gruppo Manfred Mann's Earth Band realizzò una versione della canzone che raggiunse la prima posizione della Billboard Hot 100, prima e unica volta in cui Bruce Springsteen raggiunse la vetta della classifica statunitense dei singoli, sia pur solo come autore. Incredibile, ma vero. Comunque, per ragioni affettive, il brano nella versione di Manfred Mann è una delle mie personali 'all time favorites'!

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