Ma libera veramente

Chi ascolta la radio sa che nel meccanismo delle “oldies”, i vecchi pezzi che nella programmazione vengono mescolati alle noiose e omologate playlist usa e getta, ci sono dei classici immarcescibili. Canzoni che sembrano fatte apposta per essere trasmesse alla radio nei secoli dei secoli, amen.

You | Ten Sharp
(Under the waterline, 1991)
Erano due olandesi: nessuno li aveva sentiti nominare prima e nessuno li ha più sentiti dopo, almeno a sud di Eindhoven. Ma “You” e il suo giro di tastiere fecero il giro del mondo e vendettero 18 milioni di copie.

Captain of her heart | Double
(Blue, 1986)
Anche i Double erano due, ma svizzeri. La canzonetta per cui sono famosi fa molto frivolezza anni Ottanta ma era davvero bella: pop jazzato con gran pianoforte e sassofono.

Hold the line | Toto
(Toto, 1978)
Il primo singolo dei Toto, e non fecero mai più niente che lo superasse, in termini di equilibrio tra enfasi rock e melensaggine melodica: col pianoforte tutto su un dito e il gran riff di chitarra. Una delle cose più radiofoniche che siano mai arrivate sulla scrivania di un compilatore di scalette.

While you see a chance | Steve Winwood
(Arc of a diver, 1981)
“When some cold tomorrow finds you, when some sad old dreams reminds you...”. A Will Jennings si può perdonare di aver scritto le micidiali canzoni di Titanic (quella di Céline Dion) e di Ufficiale e gentiluomo solo sapendo che fu coautore con Winwood dei versi perfetti di “While you see a chance” (ha scritto anche “Tears in heaven” di Clapton). La celestiale introduzione fu un accidente improvvisato in studio dopo che Winwood aveva cancellato per sbaglio la traccia di batteria prevista (nel disco suonava tutto lui). “Find romance, fake it”, è un po’ lo stesso concetto di “Quando non sai, inventa” dei Peanuts.

Falcon | RAH band
(1980)
Mitico pezzone strumentale buono per mille sigle e sottofondi radiofonici nei primi anni Ottanta. Era un produttore inglese, Richard Anthony Hewson (lavorò coi Beatles, i Supertramp, Diana Ross, solo a dirne tre), e diede le sue iniziali al progetto.

Baby come back | Player
(1977)
“Torna bambina: mi ero sbagliato, non posso vivere senza di te”. “Baby come back” arrivò al numero uno in America. I Player erano di Los Angeles. Il bassista era Ronn Moss, che poi divenne ancor più celebre come protagonista di Beautiful. Cialtronissima e imbattibile la pausa finale su “I was wrong, and I just can’t live...”.

Glad | Traffic
(John Barleycorn must die, 1970)
Strumentale jazzato in accelerazione continua e mille invenzioni, diventato con merito una delle più abusate sigle radiofoniche. Ma anche perfetto per quei film sugli anni Settanta dove vengono mostrate feste di stonati e bicchieri vuoti, tutto in una fumaglia colorata.

Tempted | Squeeze
(East side story, 1981)
“Ho comprato lo spazzolino, il dentifricio...”. Stupenda canzonetta appiccicosissima da un disco del 1981 prodotto da Elvis Costello. Gli Squeeze da noi non se li è mai filati nessuno, ma ci suonavano alcune figure amatissime presso il pop anglosassone (Jools Holland, Chris Difford, Glenn Tilbrook, e poi Paul Carrack, che aveva suonato con i Roxy Music).

Read’em and weep | Meat Loaf
(Dead ringer, 1981)
“Leggili e piangi”, sono i miei occhi. La scrisse Jim Steinman, lo storico socio di Meat Loaf, che ci mette tutto se stesso con vette di kitsch sublimi. Andò forte in una disdicevole cover di Barry Manilow.

Theme from Shaft | Isaac Hayes
(Shaft, 1971)
Isaac Hayes ne ha fatte parecchie, dal cantante, all’attore (era il Duca in 1997, Fuga da New York), al sostenitore di Scientology, alla voce di Chef in South Park. Ma soprattutto ha vinto un Oscar per un pezzo funkissimo e mitologico, scritto per la colonna sonora di Shaft.

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