Metapop

Una buona canzonetta pop prevede la strofa, il ritornello, le rime, e un testo leggerino. Poi si può variare il modello e renderlo più complesso, fino all’orlo del burrone su qualcos’altro: e complicare la vita dei commessi dei negozi di dischi.

Moments in love | Art of Noise
((Who's afraid of) The Art of Noise?, 1983)
Gli Art of noise furono una bislacca e rivoluzionaria invenzione del produttore Trevor Horn e del giornalista Paul Morley (quello che ha scritto un acrobatico libro sulla musica che si chiama Metapop, pubblicato in Italia dalle edizioni Isbn). Elettronica e computer al servizio della melodia e di un progetto cultural-musicale un po’ presuntuoso. Litigarono e si divisero presto, ma lasciarono questa cosa leggendaria, usata in mille spot, eventi e occasioni buone.

By this river | Brian Eno
(Before and after science, 1977)
Passa per l’inventore della “ambient music”, ma è mille altre cose, una specie di guru della musica degli ultimi quarant’anni (a cominciare dai Roxy Music). “By this river” è una ballata eterea, che guadagnò celebrità quando Nanni Moretti la usò in una scena di La stanza del figlio.

Forbidden colors | Ryuichi Sakamoto & David+Sylvian
(Merry Christmas, Mr. Lawrence, 1983)
Nel 1983 Ryuchi Sakamoto – frequente collaboratore di Sylvian e viceversa – coprodusse e recitò nel film di Nagisa Oshima Merry Christmas Mr. Lawrence (Furyo, in Italia). Compose anche la colonna sonora, e chiese a Sylvian di scrivere il testo e cantare nella canzone che poi divenne molto più famosa del film. Sylvian ne mise una versione in fondo al suo “Secrets of the beehive”, che scomparve in alcune edizioni in cd. È anche il titolo di un romanzo di Yukio Mishima del 1953, per restare in giapponeserie.

Refugees | Van der Graaf Generator
(The least we can do is to wave to each other, 1970)
I Van der Graaf Generator furono una adorata band inglese di progressive rock (adorata in particolare in Italia), guidata da Peter Hammill. “Refugees” è cantata con il suo falsetto, recitato, tormentato, enfatico.

Dry the rain | Beta Band
(The three EP’s, 1998)
C’è questa scena, in Alta Fedeltà, in cui il protagonista che ha un negozio di dischi dice a un amico “sta’ a vedere come si vende un disco”: il negozio è affollato e lui mette su una canzone. Tutti a poco a poco cominciano a muoversi e seguire la musica e poi ciascun cliente si avvicina e chiede cos’è. Era “Dry the rain” dei Beta Band, gruppo rock di culto e nicchia: una via di mezzo tra le musiche dei cartoni animati e i vecchi Pink Floyd, a dirla grossa.

Holes | Mercury Rev
(Deserter’s songs, 1998)
Sì, sembra parente di “Refugees” dei Van der Graaf Generator (vedi sopra), solo che loro sono di Buffalo, New York, e questa canzone è uscita che i Van der Graaf Generator erano sciolti da venticinque anni. Una cosa celestiale, angelica, lo hanno chiamato “dream pop”.

This is not a love song | Public Image Limited
(This is what you want ... this is what you get, 1984)
I Public Image Limited se li inventò John Lydon a Sex Pistols morti. Questo fu il loro singolo più venduto, ancora punkeggiante eppure con un riff e un tormentone appiccicosissimi. Il titolo cita evidentemente l’analoga idea di René Magritte, “Ceci n’est pas une pipe”. Ne esistono diverse versioni e arrangiamenti, tra cui una del 2004 dei Nouvelle Vague.

O superman | Laurie Anderson
(Big science, 1982)
“Ha, ha, ha, ha, ha, ha, ha...”. La cosa pazzesca è che si sia arrampicata al numero due delle classifiche inglesi al tempo. In Italia ebbe una gran promozione televisiva a Mister Fantasy, ed è rimasta indimenticabile, l’unica cosa famosa di Laurie Anderson assirme alla sua longeva convivenza con Lou Reed. Trasse ispirazione da dall’aria "Ô Souverain, ô juge, ô père" del compositore Jules Massenet, con per prime righe ("O Superman / O Judge / O Mom and Dad") che fanno eco all'aria originale. Poi Anderson se ne andò per una sua rivoluzionaria strada per otto minuti e mezzo.

Glory box | Portishead
(Dummy, 1994)
Roba che non si era mai ascoltata, all’epoca: poi divenne luogo comune del “sentimolo strano”, ma è ancora emozionante. Stessa base del coevo e vicino di casa Tricky in “Hell is round the corner”, che veniva da una vecchia cosa di Isaac Hayes . Dopo il primo disco, la cosa migliore dei Portishead fu un disco da sola di Beth Gibbons dieci anni dopo.

Baby Carni Bird | Camille
(Le fil, 2005)
Camille fece sensazione in Francia nel 2005, stravendendo un disco affascinante di esperimenti vocali aiutati da un basso e poco più. Il titolo di “Baby Carni Bird” è lo stesso di una canzone di Jean-Louis Murat, un cantante francese che lei volle prendere in giro.

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