The Jayhawks

(1985 - 2005, Minneapolis, Minnesota)

Erano di Minneapolis, modello perfetto del genere che gli inglesi chiamano “americana” e gli americani “alt-country”: quel rocchetto tipicamente statunitense, un po’ country e un po’ western, che dai Novanta in poi ha come modello i classici sanguigni degli anni Settanta, da Neil Young ai Byrds al primo Bob Dylan. Chitarra e batteria, soprattutto: eventualmente pianoforte e basso, e a seguire violini, armonica e altri strumenti di quella tradizione. I Jayhawks lo sapevano fare con meno malinconia di molti loro colleghi ed erano animati da una coppia di ottimi musicisti – Mark Olson e Gary Louris – che hanno ripreso a fare concerti assieme anche dopo lo scioglimento di fatto della band.

Waiting for the sun
(Hollywood town hall, 1992)
Pezzo on-the-road di traversie e speranze, “Waiting for the sun” è la canzone più nota del disco più apprezzato dei Jayhawks, con grande esercizio di chitarre e batteria.

Martin’s song
(Hollywood town hall, 1992)
Ballatona dedicata a un Martin, che si è messo in qualche guaio.

Blue
(Tomorrow the green grass, 1995)
La cosa migliore di Louris e Olson non sono tanto le canzoni che scrivevano assieme, o come le suonavano assieme: è come le cantano, assieme, con le due voci appiccicate una sopra all’altra: “Ho sempre pensato di essere qualcuno: viene fuori che mi sbagliavo”. Gran canzonetta, che mette allegri, malgrado lui sia un po’ abbattuto, “sobluuuuue!”.

Two hearts
(Tomorrow the green grass, 1995)
“I’ll survive, it’s true”. Un amore con dei guai, e non si capisce bene quali (perché giugno dovrebbe essere peggio?). Ma dove fa “I-I-I- I’m lonely” è fantastica.

Bad time
(Tomorrow the green grass, 1995)
Grande, travolgente, con un prologo quasi parlato (del tipo “è un’ora che aspetto, davanti al portone”) e un bel ritornello che fa: “’cause I’m in love with the girl I’m talkin’ about”. Ma è un momentaccio per essere innamorati, dice la canzone.

Smile
(Smile, 2000)
Alzati, mettiti le scarpe, stropicciati gli occhi, e vai a scalare le montagne: non c’è nessun problema, basta che sorridi, quando sei un po’ giù. Se n’era andato uno dei due fondatori e animatori, Mark Olson: e il messaggio è un po’ gracile, ai limiti dell’imbarazzante. Ma la canzone è così carina: magari d’estate.

Tailspin
(Rainy day music , 2003)
Rocchetto dylaniano di storia processuale in cui il condannato si becca quindici anni, ma per qualche motivo gli siamo vicini. Forse proprio per quello.

Save it for a rainy day
(Rainy day music , 2003)
Ci vorrebbe una di quelle vecchie auto familiari, quelle con gli inserti in legno sulla carrozzeria. E una cartina degli States. La musica, ce l’abbiamo.

ascolta anche: Ryan Adams || Uncle Tupelo || Joe Henry || Son Volt

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