(1989, Oxford, Inghilterra)
A un certo punto, all’inizio del millennio, è sembrato che fossero la rock band più importante del mondo. Erano di Oxford, avevano fatto alcune ballate straordinarie, avevano virato verso cose ardite e musicalmente anomale, ed erano stati pompatissimi. Facendo quelli che se ne fregavano del mercato, delle scadenze dei singoli radiofonici, conquistarono gli addetti ai lavori e vendettero montagne di dischi rivoluzionari in cui si faticava a riconoscere qualcosa di familiare. Poi, con la stessa disinvoltura, si tolsero di torno e il mondo tornò degli U2, che sanno come vendersi più a lungo.
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A un certo punto, all’inizio del millennio, è sembrato che fossero la rock band più importante del mondo. Erano di Oxford, avevano fatto alcune ballate straordinarie, avevano virato verso cose ardite e musicalmente anomale, ed erano stati pompatissimi. Facendo quelli che se ne fregavano del mercato, delle scadenze dei singoli radiofonici, conquistarono gli addetti ai lavori e vendettero montagne di dischi rivoluzionari in cui si faticava a riconoscere qualcosa di familiare. Poi, con la stessa disinvoltura, si tolsero di torno e il mondo tornò degli U2, che sanno come vendersi più a lungo.
Creep
(Pablo honey, 1993)
Una delle più grandi canzoni rock di tutti i tempi, benché le idee musicali che la sostengono siano piuttosto canoniche: e forse proprio per questo. Il concetto, eterno, è io-sono-uno-sfigato-e-tu-un-angelo-caduto-dal-cielo-e-non-ti-avrò-mai. Ma è tutto perfetto, dal giro di chitarra, alla coppia di crack che introduce il baccano del ritornello (che si dice sia nata dall’insoddisfazione di Johnny Greenwood per la canzone: e allora schiacciò il pedale a palla). Si percepisce esattamente quanto lui soffra al sapere che non le arriverà mai nemmeno vicino, anche nella versione senza il “so fuckin’ special”, rimosso per presunto comune senso del pudore. Ma dopo un po’ di ascolti si comincia anche a preoccuparsi per lei.
Si segnalano una prodigiosa cover eseguita dal vivo da Damien Rice e quasi introvabile, e l’imitazione che ne fece una volatile band italiana – i Giuliodorme, la canzone si chiamò “Nulla” – sortendone un discreto risultato. Oltre ad una meno prodigiosa versione di Vasco nel 2009, con la stessa melodia e un testo italiano completamente diverso.
(Pablo honey, 1993)
Una delle più grandi canzoni rock di tutti i tempi, benché le idee musicali che la sostengono siano piuttosto canoniche: e forse proprio per questo. Il concetto, eterno, è io-sono-uno-sfigato-e-tu-un-angelo-caduto-dal-cielo-e-non-ti-avrò-mai. Ma è tutto perfetto, dal giro di chitarra, alla coppia di crack che introduce il baccano del ritornello (che si dice sia nata dall’insoddisfazione di Johnny Greenwood per la canzone: e allora schiacciò il pedale a palla). Si percepisce esattamente quanto lui soffra al sapere che non le arriverà mai nemmeno vicino, anche nella versione senza il “so fuckin’ special”, rimosso per presunto comune senso del pudore. Ma dopo un po’ di ascolti si comincia anche a preoccuparsi per lei.
Si segnalano una prodigiosa cover eseguita dal vivo da Damien Rice e quasi introvabile, e l’imitazione che ne fece una volatile band italiana – i Giuliodorme, la canzone si chiamò “Nulla” – sortendone un discreto risultato. Oltre ad una meno prodigiosa versione di Vasco nel 2009, con la stessa melodia e un testo italiano completamente diverso.
Stop whispering
(Pablo honey, 1993)
(Pablo honey, 1993)
Smetti di bisbigliare, e comincia a urlare
Fake plastic trees
(The bends, 1995)
Per un po’ sembra una gran ballata di chitarra, congrua con le cose che i Radiohead facevano allora. Ma poco a poco affiorano suoni più eterei ed elettronici, discretamente, come un post-it attaccato al frigorifero che dica: occhio che è qui che stiamo andando.
Nel 2004 la rivista Rolling Stone ha classificato questo brano al #376 della classifica 500 Greatest Songs of All Time.
(The bends, 1995)
Per un po’ sembra una gran ballata di chitarra, congrua con le cose che i Radiohead facevano allora. Ma poco a poco affiorano suoni più eterei ed elettronici, discretamente, come un post-it attaccato al frigorifero che dica: occhio che è qui che stiamo andando.
Nel 2004 la rivista Rolling Stone ha classificato questo brano al #376 della classifica 500 Greatest Songs of All Time.
High and dry
(The bends, 1995)
La canzone è ritenuta come una delle più pop del quintetto di Oxford, e costituisce il primo successo in America dopo la hit Creep. Come quest'ultima High and Dry è mancata dalla scaletta dei concerti per oltre un decennio. Molte voci si sono rincorse riguardo alle cause di questa mancanza, come ad esempio la difficoltà che Thom Yorke avrebbe incontrato nel ricantare la canzone, tuttavia, in una recente intervista, il frontman della band l'ha descritta con le seguenti parole: «Non è brutta, sai. Non è brutta... È bruttissima.»
(The bends, 1995)

Karma Police
(Ok computer, 1997)
Dopo “Creep”, il loro pezzo più famoso e cantabile, prima che entrassero nella fase sperimentale spinta. C’è questa “polizia del karma” che arresta le persone non si capisce bene con quali criteri: “questo è quello che capita a chi si mette contro di noi”. Il passaggio di pianoforte somiglia molto a quello di “Sexy Sadie” dei Beatles.
(Ok computer, 1997)
Dopo “Creep”, il loro pezzo più famoso e cantabile, prima che entrassero nella fase sperimentale spinta. C’è questa “polizia del karma” che arresta le persone non si capisce bene con quali criteri: “questo è quello che capita a chi si mette contro di noi”. Il passaggio di pianoforte somiglia molto a quello di “Sexy Sadie” dei Beatles.
No surprises
(Ok computer, 1997)
Bellissima canzonetta languida e deprimente, con una base di metallofono (che è come uno xilofono, con le barre di metallo anziché di legno) che si incolla alle orecchie. Il verso “bring down the government: they don’t, they don’t speak for us” ha acquistato nuovo valore per il pubblico dei loro concerti americani, sotto l’amministrazione Bush. E si sarebbe potuto dire lo stesso qui, ai tempi del governo Berlusconi o di quello con Salvini agli Interni.
Nel video la testa di Thom Yorke veniva progressivamente sommersa d’acqua, lasciandolo in apnea per un minuto buono, prima che la boccia che la conteneva fosse svuotata. Ma era un trucco: avevano rallentato la ripresa.
(Ok computer, 1997)
Bellissima canzonetta languida e deprimente, con una base di metallofono (che è come uno xilofono, con le barre di metallo anziché di legno) che si incolla alle orecchie. Il verso “bring down the government: they don’t, they don’t speak for us” ha acquistato nuovo valore per il pubblico dei loro concerti americani, sotto l’amministrazione Bush. E si sarebbe potuto dire lo stesso qui, ai tempi del governo Berlusconi o di quello con Salvini agli Interni.
Nel video la testa di Thom Yorke veniva progressivamente sommersa d’acqua, lasciandolo in apnea per un minuto buono, prima che la boccia che la conteneva fosse svuotata. Ma era un trucco: avevano rallentato la ripresa.
Paranoid android
(Ok computer, 1997)
Il titolo della canzone si riferisce a Marvin l'androide paranoico, un personaggio della serie Guida galattica per gli autostoppisti dello scrittore inglese Douglas Adams.
Nel 2004 la rivista Rolling Stone ha classificato questo brano al #256 della classifica 500 Greatest Songs of All Time.
(Ok computer, 1997)
Il titolo della canzone si riferisce a Marvin l'androide paranoico, un personaggio della serie Guida galattica per gli autostoppisti dello scrittore inglese Douglas Adams.
Nel 2004 la rivista Rolling Stone ha classificato questo brano al #256 della classifica 500 Greatest Songs of All Time.
Exit music (for a film)
(Ok computer, 1997)
Il brano è stato scritto specificatamente per i titoli di coda del film di Baz Luhrmann Romeo + Giulietta di William Shakespeare del 1996.
(Ok computer, 1997)
Il brano è stato scritto specificatamente per i titoli di coda del film di Baz Luhrmann Romeo + Giulietta di William Shakespeare del 1996.
Airbag
(Ok computer, 1997)
(Ok computer, 1997)
Kid A
(Kid A, 2000)
Così, per darvi un’idea di come i Radiohead conquistarono il mondo senza canzoni, facendo dei suoni e dei rumori, e capendo l’aria che tirava.
(Kid A, 2000)
Così, per darvi un’idea di come i Radiohead conquistarono il mondo senza canzoni, facendo dei suoni e dei rumori, e capendo l’aria che tirava.
You and whose army
(Amnesiac , 2001)
“Come on, come on...”. Chitarra, e voce dall’oltretomba: poi arriva il resto della band, e la voce sprofonda ancora.
(Amnesiac , 2001)
“Come on, come on...”. Chitarra, e voce dall’oltretomba: poi arriva il resto della band, e la voce sprofonda ancora.
Stanotte cavalchiamo cavalli fantasma.
Knives out
(Amnesiac , 2001)
Thom Yorke dà del testo spiegazioni abbastanza confuse, che alludono al cannibalismo e alla morte in generale. Il chitarrista Ed O’Brien invece disse che l’ispirazione del gran lavoro di chitarre veniva dalle cose di Johnny Marr con gli Smiths. Fu uno dei pezzi su cui lavorarono di più durante la leggendaria lunghissima gestazione che produsse le canzoni di Amnesiac e Kid A.
(Amnesiac , 2001)
Thom Yorke dà del testo spiegazioni abbastanza confuse, che alludono al cannibalismo e alla morte in generale. Il chitarrista Ed O’Brien invece disse che l’ispirazione del gran lavoro di chitarre veniva dalle cose di Johnny Marr con gli Smiths. Fu uno dei pezzi su cui lavorarono di più durante la leggendaria lunghissima gestazione che produsse le canzoni di Amnesiac e Kid A.
I will
(Hail to the thief, 2003)
Preghiera da brividi, lamentosa: voci e una chitarra neanche tolta dal cellophane. “Mi chiuderò in un bunker sottoterra e non lascerò che questo accada ai miei figli”.
(Hail to the thief, 2003)
Preghiera da brividi, lamentosa: voci e una chitarra neanche tolta dal cellophane. “Mi chiuderò in un bunker sottoterra e non lascerò che questo accada ai miei figli”.
A wolf at the door
(Hail to the thief, 2003)
Ninna nanna malinconica e disperata nell’andamento, con riferimenti alla letteratura infantile (il lupo alla porta, i tre porcellini) che probabilmente hanno a che fare con la recente paternità di Thom Yorke. Che la scrisse sul treno, in un vagone con i “city boys in first class”, i cui avanzi “poi dovrà pulire qualcun altro”.
(Hail to the thief, 2003)
Ninna nanna malinconica e disperata nell’andamento, con riferimenti alla letteratura infantile (il lupo alla porta, i tre porcellini) che probabilmente hanno a che fare con la recente paternità di Thom Yorke. Che la scrisse sul treno, in un vagone con i “city boys in first class”, i cui avanzi “poi dovrà pulire qualcun altro”.
Nude
(In rainbows, 2007)
Lenta e lamentosa, risaliva addirittura a dieci anni prima e fu ritirata fuori per il nuovo disco che i Radiohead fecero uscire solo online (e nei negozi, ma tre mesi dopo), in un anno di panico e caos per l’industria discografica messa in crisi dalle nuove tecnologie e dalla propria dabbenaggine. “Dieci anni fa”, ha spiegato Yorke, “mi metteva a disagio cantarla, era troppo femminile, inadatta alla mia voce. Ora mi piace esattamente per le stesse ragioni: è inadatta alla mia voce, difficile, e mi tira fuori qualcosa”.
(In rainbows, 2007)
Lenta e lamentosa, risaliva addirittura a dieci anni prima e fu ritirata fuori per il nuovo disco che i Radiohead fecero uscire solo online (e nei negozi, ma tre mesi dopo), in un anno di panico e caos per l’industria discografica messa in crisi dalle nuove tecnologie e dalla propria dabbenaggine. “Dieci anni fa”, ha spiegato Yorke, “mi metteva a disagio cantarla, era troppo femminile, inadatta alla mia voce. Ora mi piace esattamente per le stesse ragioni: è inadatta alla mia voce, difficile, e mi tira fuori qualcosa”.
Jigsaw falling into place
(In rainbows, 2007)
(In rainbows, 2007)
Just as you take my hand
Just as you write my number down
Just as the drinks arrive
Just as they play your favorite song
ascolta anche:
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