(1962, Bologna)
Luca Carboni è bravo. Ha evitato di diventare l’idolo dei teenagers e di sbracare in melensaggini come avrebbe fatto chiunque altro al suo posto dopo il successo delle sue canzoni che parlavano di ventenni e provincia. Non si è mai preso troppo sul serio e, in caso contrario, non lo ha fatto pesare. Magari un giorno farà ancora il botto.
Luca Carboni è bravo. Ha evitato di diventare l’idolo dei teenagers e di sbracare in melensaggini come avrebbe fatto chiunque altro al suo posto dopo il successo delle sue canzoni che parlavano di ventenni e provincia. Non si è mai preso troppo sul serio e, in caso contrario, non lo ha fatto pesare. Magari un giorno farà ancora il botto.
Ci stiamo sbagliando
(Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film, 1984)
Carboni arrivò con un disco dal titolo chilometrico e misterioso e una canzoncina che faceva “rio-a-riò”. Di quelle che poi chiamano “manifesto generazionale”. C’erano già le commesse dei negozi del centro, le tasse da pagare e il sentimentalismo malinconico – “cento milioni di cuori, cento milioni di matti” – su cui sarebbe stato bravissimo da lì in poi.
(Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film, 1984)
Carboni arrivò con un disco dal titolo chilometrico e misterioso e una canzoncina che faceva “rio-a-riò”. Di quelle che poi chiamano “manifesto generazionale”. C’erano già le commesse dei negozi del centro, le tasse da pagare e il sentimentalismo malinconico – “cento milioni di cuori, cento milioni di matti” – su cui sarebbe stato bravissimo da lì in poi.
Sarà un uomo
(Forever, 1985)
La diffidenza per il deejay conobbe a un certo punto molta insistenza. Ci fu Joe Jackson (“I get tired of deejays”), ci furono gli Smiths e la loro soluzione estrema (“hang the deejay”), e ci fu Carboni, che qui saluta chi arriverà e chi se ne va: “e tutti quelli che voglion le orchestre, non si fidano dei deejay”.
(Forever, 1985)
La diffidenza per il deejay conobbe a un certo punto molta insistenza. Ci fu Joe Jackson (“I get tired of deejays”), ci furono gli Smiths e la loro soluzione estrema (“hang the deejay”), e ci fu Carboni, che qui saluta chi arriverà e chi se ne va: “e tutti quelli che voglion le orchestre, non si fidano dei deejay”.
Le nostre parole
(Forever, 1985)
Ha qualcosa di “Futura” di Lucio Dalla, nel modo in cui accelera verso la concitazione dell’accoppiamento, una telecronaca erotica. Ma la strofa è bellissima.
(Forever, 1985)
Ha qualcosa di “Futura” di Lucio Dalla, nel modo in cui accelera verso la concitazione dell’accoppiamento, una telecronaca erotica. Ma la strofa è bellissima.
Silvia lo sai
(Luca Carboni, 1987)
«Sarà il verso iniziale “La maglia del Bologna sette giorni su sette” (...) quel pezzo mi schiude delle porte che non sapevo di avere. Tipo che d’improvviso sento nascere un calore nuovo, e comincio a pensare che sarebbe ora di prendersi una cotta per qualche ragazza, per esempio» (Gianluca Morozzi, L’Emilia o la dura legge della musica, Guanda).
(Luca Carboni, 1987)
«Sarà il verso iniziale “La maglia del Bologna sette giorni su sette” (...) quel pezzo mi schiude delle porte che non sapevo di avere. Tipo che d’improvviso sento nascere un calore nuovo, e comincio a pensare che sarebbe ora di prendersi una cotta per qualche ragazza, per esempio» (Gianluca Morozzi, L’Emilia o la dura legge della musica, Guanda).
Farfallina
(Luca Carboni, 1987)
Ci volle del coraggio per tormentare una strofa così dolce ed efficace con un ritornello ansiogeno e grave come “se-hai-bisogno-di-affetto!”. Ma il coraggio fu premiato, e la storia dolorosa del desiderio di amore di Farfallina andò meritatamente fortissimo.
(Luca Carboni, 1987)
Ci volle del coraggio per tormentare una strofa così dolce ed efficace con un ritornello ansiogeno e grave come “se-hai-bisogno-di-affetto!”. Ma il coraggio fu premiato, e la storia dolorosa del desiderio di amore di Farfallina andò meritatamente fortissimo.
Vieni a vivere con me
(Luca Carboni, 1987)
“Potremmo essere felici, fare un sacco di peccati”: quando poi sentite che eminenti porporati si scagliano contro l’indulgenza verso i piaceri della carne che si manifesta nella regione emiliana, è perché hanno sentito Luca Carboni.
(Luca Carboni, 1987)
“Potremmo essere felici, fare un sacco di peccati”: quando poi sentite che eminenti porporati si scagliano contro l’indulgenza verso i piaceri della carne che si manifesta nella regione emiliana, è perché hanno sentito Luca Carboni.
Primavera
(Persone silenziose, 1989)
“Primavera” è un elenco di madeleines, una “Campi Flegrei” di Carboni. La malinconia del rivivere le emozioni di ragazzo, e del non saperle rivivere. “Lasciati andare alla vita, e non disperarti mai”.
(Persone silenziose, 1989)
“Primavera” è un elenco di madeleines, una “Campi Flegrei” di Carboni. La malinconia del rivivere le emozioni di ragazzo, e del non saperle rivivere. “Lasciati andare alla vita, e non disperarti mai”.
Mare mare
(Carboni, 1992)
Pezzone estivo da juke-box, storia non convenzionale di un eccitato progetto marino finito in vacca:
(Carboni, 1992)
Pezzone estivo da juke-box, storia non convenzionale di un eccitato progetto marino finito in vacca:
Mare mare mare, cosa son venuto a fare, se non ci sei tu: no, non voglio restarci più. Mare mare mare, avevo voglia di abbracciare tutte quante voi, ragazze belle del mare. Mare mare mare, poi lo so che torno sempre a naufragare qui.La tromba è di Mauro Malavasi, coautore delle musiche. Ne esiste anche una versione in greco, cantata assieme a Stefanos Korkolis.
L’amore che cos’è
(Carboni, 1992)
(Carboni, 1992)
Voglio entrare nella tua vita!
& Ci vuole un fisico bestiale
(Carboni, 1992)

Nel 2008 Carboni registra la canzone a cappella in duetto con i Neri per caso. Nel 2013 il brano è stato rivisitato da Carboni per la raccolta Fisico & Politico in una nuova versione in duetto con Jovanotti.
(Carboni, 1992)

Nel 2008 Carboni registra la canzone a cappella in duetto con i Neri per caso. Nel 2013 il brano è stato rivisitato da Carboni per la raccolta Fisico & Politico in una nuova versione in duetto con Jovanotti.
Mi ami davvero
(Luca, 2002)
Amore e attualità giornalistica: lui chiede a lei se lo ama, ed enuncia a paragone una serie di questioni di cronaca, con effetto al limite dell’imbarazzante. Le cantasse un altro, le canzonette d’amore di Carboni, suonerebbero svenevoli, sdolcinate, roba da teenagers. Ma le canta lui: e diventano ballate fantastiche, che mettono di buonumore (avevo scritto “buonamore”, lapsus ovvio).
(Luca, 2002)
Amore e attualità giornalistica: lui chiede a lei se lo ama, ed enuncia a paragone una serie di questioni di cronaca, con effetto al limite dell’imbarazzante. Le cantasse un altro, le canzonette d’amore di Carboni, suonerebbero svenevoli, sdolcinate, roba da teenagers. Ma le canta lui: e diventano ballate fantastiche, che mettono di buonumore (avevo scritto “buonamore”, lapsus ovvio).
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