Lisa Germano

(1958, Mishawaka, Indiana , USA)

Lisa Germano è nata nell’Indiana da una famiglia italiana, e sa suonare un sacco di cose. Così ha collaborato con Bowie, con i Simple Minds, con gli Eels, con le Indigo Girls, e con decine di altri. Nel frattempo, faceva anche dischi suoi, di quel genere dal suono domestico e perfettino che chiamano lo-fi. Le sue cose migliori sono ballate minimali, notturne e sospirate, con qualcosa di soave e qualcosa da casetta di Hansel e Gretel.

Miamo-tutti
(Happiness, 1993)
Una microcosetta strumentale da un minuto e cinquanta a metà tra George Winston e i Massive Attack, col pianoforte in primo piano.

The darkest night of all
(Happiness, 1993)
Ninna nanna al contrario, che suona come una ninna nanna ma racconta del dramma di cercare di dormire nella notte più buia di tutte. Dolcissima e da brividi, stupenda dove lei fa “how could I ask? How could I say?”.

Cowboy
(Happiness, 1993)
Ballatina d’amore chitarra e voce, con i versi da repertorio country sul “suo cowboy” increspati all’improvviso dalla notizia che “ogni tanto però, lui piange, e pensa che io non me ne accorga”.

Slide
(Slide, 1998)
Se mi vedessi come vedo te, mi amerei?

Way below the radio
(Slide, 1998)
Il refrain “I am here, nothing much, going nowhere” premia della pazienza di averlo aspettato senza saltare alla canzone successiva del cd.

Wood floors
(Slide, 1998)
Anche qui bisogna aspettare un minuto che passi il prologo e cominci la melodia celestiale, sempre arrangiata minimamente al pianoforte e dedicata a un parquet:
Pulled the rug, under me, and you set me free / Walk around, feel the floor, who could ask for more?
Un secondo passaggio indipendente di pianoforte compare a metà e alla fine della canzone, altrettanto bello.

It’s party time
(Lullaby for liquid pig, 2003)
“Sono il sogno dei sogni di quel che ero e che potrei essere”. Non esattamente la “musica da festa” a cui uno è abituato, ma una cosa già un po’ leggera e ritmata, per i suoi standard. Tararan, tararan, tararan...

Into oblivion
(In the maybe world, 2006)
Somewhere, someone’s freezing
Somewhere I saw blue eyes believing
But all along, I need to go into oblivion,
Oblivion, I love you
Maybe it’s time we said goodbye
Ancora cose di sogni e dormire e amori finiti, che è il suo genere, con la chitarra di Johnny Marr (quello degli Smiths) a riempire di un motivo indipendente la seconda parte della canzone.


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