(1948, Londra, Inghilterra)
Era un grande cantautore, pubblicò il suo primo disco a 18 anni e scrisse canzoni dolcissime, moderate dalla sua voce agguerrita. Poi perse un po’ di smalto e quindi non sapremo mai cosa ci abbia tolto la sua conversione all’Islam in seguito all’aver scampato la morte in un incidente aereo nel 1976. Negli ultimi tempi le sue riapparizioni si sono intensificate, per l’eccitazione dei giornali e pochi altri.
Era un grande cantautore, pubblicò il suo primo disco a 18 anni e scrisse canzoni dolcissime, moderate dalla sua voce agguerrita. Poi perse un po’ di smalto e quindi non sapremo mai cosa ci abbia tolto la sua conversione all’Islam in seguito all’aver scampato la morte in un incidente aereo nel 1976. Negli ultimi tempi le sue riapparizioni si sono intensificate, per l’eccitazione dei giornali e pochi altri.
Lady d’Arbanville
(Mona Bone Jakon, 1970)
Il padre di Cat Stevens di cognome faceva Georgiu, ed era un greco di Cipro. In casa si ascoltavano dei sirtaki, si direbbe. Invece Patti d’Arbanville, con quel popò di cognome da sceneggiato televisivo, lo lasciò e si mise con Mick Jagger. Poi fece un figlio con Don Johnson. Nella canzone Cat Stevens la dà macabramente per morta. Invece, alla richiesta di spiegazioni sul misterioso titolo del 33 giri (astenersi battute venete), Stevens spiegò che si trattava del nomignolo che dava al suo, ahem...
(Mona Bone Jakon, 1970)
Il padre di Cat Stevens di cognome faceva Georgiu, ed era un greco di Cipro. In casa si ascoltavano dei sirtaki, si direbbe. Invece Patti d’Arbanville, con quel popò di cognome da sceneggiato televisivo, lo lasciò e si mise con Mick Jagger. Poi fece un figlio con Don Johnson. Nella canzone Cat Stevens la dà macabramente per morta. Invece, alla richiesta di spiegazioni sul misterioso titolo del 33 giri (astenersi battute venete), Stevens spiegò che si trattava del nomignolo che dava al suo, ahem...
Father and son
(Tea for the tillerman, 1970)
Da ragazzi ci si fa intortare da tre cose: Siddartha, Il gabbiano Jonathan Livingstone e “Father and son”. Che serve a convincere ogni quattordicenne che qualsiasi bisticcio familiare sull’ora del rientro serale è un conflitto generazionale di grandi implicazioni letterarie e sociali. Demagogia pura, e un grande classico.
(Tea for the tillerman, 1970)
Da ragazzi ci si fa intortare da tre cose: Siddartha, Il gabbiano Jonathan Livingstone e “Father and son”. Che serve a convincere ogni quattordicenne che qualsiasi bisticcio familiare sull’ora del rientro serale è un conflitto generazionale di grandi implicazioni letterarie e sociali. Demagogia pura, e un grande classico.
Wild world
(Tea for the tillerman, 1970)
Lamento sfigatissimo e ballata stupenda, “Wild world” è lui che si duole con lei di essere stato lasciato e finge di augurarle ogni bene (si fa sempre, in questi casi: quando poi non attacca, si passa agli insulti e alle maledizioni), ma con un avvertimento mafioso dei rischi a cui andrà incontro. Se lei gli dava retta, a quest’ora aveva il burqa.
(Tea for the tillerman, 1970)
Lamento sfigatissimo e ballata stupenda, “Wild world” è lui che si duole con lei di essere stato lasciato e finge di augurarle ogni bene (si fa sempre, in questi casi: quando poi non attacca, si passa agli insulti e alle maledizioni), ma con un avvertimento mafioso dei rischi a cui andrà incontro. Se lei gli dava retta, a quest’ora aveva il burqa.
Hard headed woman
(Tea for the tillerman, 1970)
“Ne ho viste tante, di ballerine, di ragazze che si muovono leggiadramente: ma io cerco una che abbia delle risposte, che mi prenda per quello che sono.” Una capocciona, a tradurre letteralmente il titolo.
(Tea for the tillerman, 1970)
“Ne ho viste tante, di ballerine, di ragazze che si muovono leggiadramente: ma io cerco una che abbia delle risposte, che mi prenda per quello che sono.” Una capocciona, a tradurre letteralmente il titolo.
Where do the children play?
(Tea for the tillerman, 1970)
Tea for the tillerman è il più bello e il più famoso dei dischi di Cat Stevens. Si apriva con una canzone stupenda in cui si mescolano ancora la dolcezza della melodia e la capacità di Stevens di irritare la voce. “Where do the children play?” è una canzone ecologista sui rischi del progresso, ma di grande equilibrio e moderazione: capace di celebrare i successi tecnologici e accettarne i vantaggi, ma ponendo un dubbio, “lo so, che abbiamo fatto un sacco di strada, e che le cose cambiano ogni giorno: ma i bambini, dove li facciamo giocare?”.
(Tea for the tillerman, 1970)
Tea for the tillerman è il più bello e il più famoso dei dischi di Cat Stevens. Si apriva con una canzone stupenda in cui si mescolano ancora la dolcezza della melodia e la capacità di Stevens di irritare la voce. “Where do the children play?” è una canzone ecologista sui rischi del progresso, ma di grande equilibrio e moderazione: capace di celebrare i successi tecnologici e accettarne i vantaggi, ma ponendo un dubbio, “lo so, che abbiamo fatto un sacco di strada, e che le cose cambiano ogni giorno: ma i bambini, dove li facciamo giocare?”.
Morning has broken
(Teaser and the firecat, 1971)
“Morning has broken” è una ninnananna inversa, mattutina: una cosa con cui svegliarli, i bambini. Fu scritta da Eleanor Farjeon come inno religioso, molto prima che Cat Stevens la incidesse con l’aiuto di Rick Wakeman degli Yes, che è quello che suona il pianoforte.
(Teaser and the firecat, 1971)
“Morning has broken” è una ninnananna inversa, mattutina: una cosa con cui svegliarli, i bambini. Fu scritta da Eleanor Farjeon come inno religioso, molto prima che Cat Stevens la incidesse con l’aiuto di Rick Wakeman degli Yes, che è quello che suona il pianoforte.
How can I tell you
(Teaser and the firecat, 1971)
Lui che non trova le parole, e come posso dirtelo, ci vogliono le parole giuste per dirti che ti amo, e però non le trovo, le parole, e così via per un totale di 244 parole.
(Teaser and the firecat, 1971)
Lui che non trova le parole, e come posso dirtelo, ci vogliono le parole giuste per dirti che ti amo, e però non le trovo, le parole, e così via per un totale di 244 parole.
Sitting
(Catch bull at four, 1972)
“I feel the power growin’ in my hand!” Non è che le maggiori canzoni di Cat Stevens abbiano tutto questo ritmo, di solito: “Sitting” è travolgente, lui tosto, il pianoforte strepitoso.
(Catch bull at four, 1972)
“I feel the power growin’ in my hand!” Non è che le maggiori canzoni di Cat Stevens abbiano tutto questo ritmo, di solito: “Sitting” è travolgente, lui tosto, il pianoforte strepitoso.
Oh very young
(Buddha and the chocolate box, 1974)
(Buddha and the chocolate box, 1974)
Another saturday night
(1974)
Il pezzo era già stato famoso nella versione di Sam Cooke: Cat Stevens lo riarrangiò, mantenendo il ritmo festaiolo malgrado sia “un altro sabato sera, ho dei soldi da spendere che mi hanno appena pagato, ma non ho nessuno, nessuno con cui parlare, e sono di pessimo umore”.
(1974)
Il pezzo era già stato famoso nella versione di Sam Cooke: Cat Stevens lo riarrangiò, mantenendo il ritmo festaiolo malgrado sia “un altro sabato sera, ho dei soldi da spendere che mi hanno appena pagato, ma non ho nessuno, nessuno con cui parlare, e sono di pessimo umore”.
Remember the days of the old schoolyard
(Izitso, 1977)
Sì, le tastiere in attacco sono tremende, e i bambini e il refrain strillato anche. Ma la strofa è dolcissima, malgrado il giorgiobocchismo sui bei tempi andati, “when we had semplicity...”.
(Izitso, 1977)
Sì, le tastiere in attacco sono tremende, e i bambini e il refrain strillato anche. Ma la strofa è dolcissima, malgrado il giorgiobocchismo sui bei tempi andati, “when we had semplicity...”.
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