Jack Johnson

(1975, North Shore, Hawaii, USA)

Jack Johnson è diventato meritatamente di moda negli ultimi anni, e si è trovato uno spazio di successo alla radio e nei concerti. Hawaiiano, faceva il surfista. Poi è diventato cantautore con uno stile unico, in cui si trovano sensazioni oceaniche, chitarre acustiche, filastrocche, e qualcosa di Ben Harper, suo amico.

Bubble toes
(Brushfire fairytales, 2001)
Prologo blues, e poi parte il ritmetto, a schiaffi sulle corde della chitarra. “Ma se ti muovi come una medusa, il ritmo non conta: stai solo seguendo la corrente”.

The news
(Brushfire fairytales, 2001)
“Perché gli speakers del telegiornale non piangono quando leggono che sono morte delle persone? Almeno potrebbero avere la decenza di mostrare una lacrima”. Sull’alienazione da brutte notizie televisive, che ci fa chiudere gli occhi di fronte alla ninna nanna dei telegiornali: “stasera al tigì è morto un miliardo di persone, ma non hanno pianto in molti”.

Taylor
(On and on, 2003)
È quella del video in cui Ben Stiller fa il regista scemo che vuole girare un videoclip didascalico e recitato (dopo aver investito una gallina con la macchina) e Johnson lo ignora, desolato.

Cocoon
(On and on, 2003)
Lento sentimentale, sofferto, come non si sente spesso da Jack Johnson. D’altronde, lei lo sta lasciando, e non sembra il tipo che cambia idea.

Never know
(In between dreams, 2005)
La più bella canzone del più bel disco di Jack Johnson: il modo in cui si attarda sulle vocali del ritornello. Parla di chi usa le religioni per fare violenza al prossimo e fu ispirata dal massacro di alcuni soldati americani a Fallujah e dalle foto dei loro corpi straziati e umiliati pubblicate sui giornali.

Better together
(In between dreams, 2005)
I’ll tell you one thing, its always better when we’re together.
«Le canzoni d’amore comincio sempre a scriverle pensando a mia moglie, poi le sistemo un po’ in modo che alla fine siano buone per tutti».

Sitting, waiting, wishing
(In between dreams, 2005)

Good people
(In between dreams, 2005)
Guardi la tv, saltando di canale in canale, e ti chiedi: dove sono le brave persone? L’aneddoto che Johnson raccontò è fin troppo simbolico per sembrare vero. Lui stava parlando con delle persone amiche per raccogliere fondi a favore di una scuola elementare, e una tizia della produzione di un reality continuava a interromperlo per convincerlo a partecipare alla serata finale. “Quante catastrofi dovremo vedere ancora prima di perdere il senso delle cose?”.

Upside down
(Curious George, 2006)
Il suo più importante successo internazionale, quello per cui nel 2006 il suo concerto milanese fu affollatissimo e tutti improvvisamente sapevano le canzoni di Jack Johnson. Stava nella colonna sonora di un cartone animato, assieme ad altre cose sue composte alla bisogna.


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